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Attualmente la forma di alpinismo più seguito è quello che si svolge sulle montagne più alte del mondo, gli Ottomila dell'Himalaya. Le notizie, un tempo prerogativa delle riviste specializzate, adesso dilagano tramite i mezzi di comunicazione di massa, notoriamente più interessati a pubblicare notizie di incidenti e soccorsi piuttosto che un alpinismo audace e di qualità. Al di fuori delle tragedie e della banalità delle ascensioni di massa ci sono ancora dei visionari affascinati dalle montagne più difficili e ancora inviolate, per rivivere le emozioni dei protagonisti delle ascensioni di un tempo ormai superato. Mick Fowler, da oltre trent'anni, è uno dei precursori dello stile alpino sulle grandi pareti himalayane, tecnicamente complesse e in valli spesso sconosciute agli Occidentali, nonostante il suo lavoro a tempo pieno presso l'ufficio delle imposte e i suoi viaggi annuali. In "No easy way", il suo terzo libro autobiografico, Fowler racconta le sue spedizioni su splendide montagne in Cina, India, Nepal e Tibet assieme a compagni di cordata come Paul Ramsden, Dave Turnbull, Andy Cave e Victor Saunders, per aprire vie nuove su pareti maestose e tecnicamente molto impegnative.